La verità rende liberi? – Parte seconda – Tempo di lettura 15 min.
La difficoltà di essere liberi
Devo ammettere che sono decisamente in difficoltà a dare un senso concreto a questo termine.
Intanto il vero sentire che nasce da questa parola lo puoi apprezzare se parti da una condizione di limitazione.
Per cui è automatico iniziare a fare l’elenco del “libero da…”, che giocoforza diventa una lista poco istruttiva, visto che dipende dalle varie “prigionie” personali, che non sono generalizzate.
Infatti una costrizione a rimanere a casa, per esempio, non sposta nulla ai pigri pantofolai che passano piacevolmente le loro giornate, potendo, in poltrona a leggere.
Le schiavitù del mondo moderno sono parecchie, sia di tipo materiale che mentale, o peggio, vere e proprie dipendenze fisiche da agenti chimici.
Il fatto è che ogni giorno noi entriamo nel mondo esterno, cioè quello delle interazioni sociali, per tutti i vari motivi possibili.
La quotidianità è libera?
Pertanto siamo costretti, volenti o nolenti, a gestire convenzioni, usi, consuetudini, orari, regole, norme di convivenza civile, una certa morale ed etica di comportamento, definibile oggi politically correct.
Insomma tutto il pacchettto che in una certa località, in ogni singolo paese, città, nazione, continente, viene definito “vita normale”.
Quindi, già quotidianamente non sei libero più di tanto di esprimere la tua originalità, o una tua particolarità personale, autonoma, diversa dal comune sentire.
O meglio, nulla ti impedisce di farlo, ma … incorrendo nella tacita disapprovazione del ben-pensare.
Quelle occhiate silenziose di disapprovazione altera, che colpiscono il “diverso”, quando si inoltra nel resto del genere umano.
Il quale diverso, non può fare a meno, essendo per definizione un essere sociale, di cercare i suoi simili in pensiero, parola, azione.
Questo per rompere quell’isolamento che avverte intorno a sè, come un senso di oppressione, di limitazione, di costrizione che non può essere attribuito a qualcosa di preciso, ma fa stare male.
Soprattutto ti fa sentire … solo.
Non prigioniero quindi di mura, di recinti o altro, ma prigioniero di un tuo sentire interiore.
Il tuo cuore è libero?
Ecco dove nasce la difficoltà di definire un uomo come … libero.
Di certo, se sei svincolato da rapporti sentimentali, familiari, economici, di luogo, di tempo, e chissà cosa altro, potresti definirti libero come l’aria.
Ma in ogni caso saresti sempre legato a … te stesso, al tuo essere quello che sei, agire come agisci, pensare come pensi, e via dicendo.
Pertanto saresti sempre dipendente dai fantasmi del tuo passato, delle tue paure, simpatie e antipatie, e i potenziatori del tuo ego, anche se tu fossi il solo essere rimasto al mondo.
Perchè questi sentimenti resterebbero; le sensazioni che provi, le rabbie che nascono dai tuoi stessi pensieri, le frustrazioni che derivano dal non aver fatto, detto, ottenuto, i sensi di colpa dei passi sbagliati, tutto sarebbe sempre in agguato.
Nascerebbe una nuova esigenza, quella di fuggire da te stesso, per un attimo di respiro, una tregua dal tuo essere.
Il tuo Spirito è libero?
Fuggire, si, ma dove?
Resta solo il mondo che non vedi, non senti, non conosci; ma speri solamente che ti dia pace: il mondo dello Spirito.
Proprio quello che, ironicamente, genera le sensazioni di disturbo che ti spingono a cercare .. quello che non si vede, ma si “sente”.
E qui il concetto di libertà si chiarisce.
Come spirito incarnato sei energia pura, incapsulata in un corpo fisico, legato ad obblighi basilari per il proprio mantenimento.
Ecco da dove viene quella sensazione profonda, di essere imprigionato, limitato, impedito in un qualche modo, nell’espressione di te stesso.
Dal tuo stesso corpo fisico, che mantiene in una sua qualche piega il ricordo della libertà di “essere energia pura”: e non fa altro che ricercare la stessa sensazione compiendo azioni che, in un mondo fisico, limitato, glielo consentano.
Non per tutti è così, ogni cosa matura e regala i propri frutti secondo determinate tempistiche, non prima e nemmeno dopo.
Tutto va sperimentato, nell’esatto momento nel quale la Personalità sia in grado di comprendere, accettare, assorbire e fare suo, una volta per tutte.
La parola magica che porta alla libertà, quella con la elle maiuscola, l’Essere Liberi, non il liberarsi dalle cose appiccicose, diventa quindi …
Accettazione … della “prigionia“
Infatti è indispensabile accettare e comprendere che, in un universo del Relativo, Tutto dipende da qualcos’altro.
E per tutto, intendo tutto quanto possa essere definito figlio del piano spirituale, mentale, emozionale, eterico, fisico e delle memorie akashiche individuali e collettive.
Questo porta pertanto a s.catenare la nostra energia vitale dal concetto, dal sentore interiore che viene interpretato come limitazione, impedimento, per approdare a quello di Opportunità.
Provare, e trovare, un senso della libertà, dell’equilibrio personale, che sia indipendente da ogni tipologia di costrizioni esterne.
Trovare, e provare sulla propria pelle, il distacco di un essere di pura energia che, temporaneamente, sta facendo una esperienza full-immersion ,assieme ad amici, parenti e conoscenti, in un campo giochi speciale.
Ma solo … “in attesa di giudizio”
Per un periodo limitato, una stagione o una serie di stagioni, necessarie per formare un carattere …. universale, cosmico.
Dove nulla dipende da noi, ma tutto è sotto la nostra piena responsabilità.
Non è un campeggio, una sosta, e poi si ritorna al … solito; è un’occasione da sfruttare al massimo, un corso di studi intensivo per comprendere il significato del termine Amore.
Senza legarlo ad una bella auto, donna o uomo, conto corrente, immagine pubblica, posizione di potere; cioè incondizionato.
Dopo l’era dei Pesci, quella dell’apoteosi mentale, discernitiva, speculativa, scientifica, dissezionante, emozionalmente glaciale, ecco l’era dell’Acquario.
La fusione, l’assorbimento dell’esterno, l’inglobamento del diverso, la sua elaborazione, depurazione, ed ri-emissione del nuovo nel Cosmo.
Per tale maestria è necessario conoscere il linguaggio, gli usi e costumi e le leggi di questo nuovo piano dimensionale.
La verità rende quindi liberi?
Dipendendo, quindi, la verità, dalla realtà assoluta di quello che siamo noi, non rende più liberi di quanto noi ci sentiamo di esserlo.
In un mondo relativo, dualistico, dove è vero tutto e il contrario di tutto, un solo concetto, una sola definizione, etichetta, sarà sempre e solo … una metà.
Solo un processo, evolutivo, potrà portare a qualcosa di rielaborato, quindi perfezionato, rispetto alla partenza.
La ricerca, della verità, è una via che spinge ad approfondire gli avvenimenti e le sensazioni derivanti dagli stessi.
E, nel farlo, via via che si procede, tutto quanto non risponde più al nostro sentire dell’Adesso, viene eliminato, per cui libera di certo quell’energia bloccata in quella particolare piega.
Ma scopre altri scheletri, dietro altri scheletri, dietro altri paraventi, ed ecco che anche un processo può diventare una schiavitù, una pressione insopportabile verso la … “santità”.
E questo non libera, ma porta ad aumentare la sofferenza, al non riconoscersi nemmeno nelle foto di ieri, al perdere ogni tipo di riferimento in questo viaggio.
A profondi livelli di auto-consapevolezza, questo confrontarsi con misteri così profondi, alla fine potrebbe fare perdere la ragione, il senso profondo del perchè di una vita.
Necessità delle pietre miliari
Pericolo previsto, a cui si è posto un rimedio, che deve essere compreso.
Se sei, se ti ritieni “chiuso” in quella che tu ritieni una prigione, sei vincolato ad orari e condizioni, spazi e possibilità limitate, entro le quali puoi sbizzarrirti … in tranquillità.
Tutto è foderato di gommapiuma, anche se non lo sai.
Se ambisci ad altro allora devi accettare anche che “altro” comporti un impegno di comprensione, che passa attraverso la necessità di “tenerti legato” ad un sentore, uno stimolo.
Che ti spinge a definire questo “altro”, ti tiene legato come un cagnolino ad una catenella, infissa con un paletto al suolo.
Un paletto che riuscirai a staccare quando imparerai a parlare la lingua della terra che lo tiene stretto.
E questo tipo di prigionia non è impedimento, ma stimolo; ma non devi sentirlo come prigione, ma accettarlo come metodo di insegnamento.
In ogni caso la catenella è lunga abbastanza per fare di tutto, ma come togliere il paletto.. questo intriga molte persone.
Ecco che sei improvvisamente LIBERO, se non ti senti limitato in nulla, pur essendo legato a questo paletto.
A dire il vero non esiste un solo paletto, ma sono diversi, e non sono nemmeno paletti, ma pietre miliari, di quelle con su scritti i km.
Ma non ci sono sopra i km.; quanti ne metteresti da qui all’Infinito? Partendo da qui, adesso, al piano Divino?
Ogni tanto ci leggi sopra Amore, poi Incondizionato, poi Impersonale, poi Assoluto, poi Accettazione=non giudizio, poi libertà=accettazione.
O magari non giudizio=serenità, poi serenità=consapevolezza, poi consapevolezza= responsabilità.
E queste pietre miliari ti indicano proprio la strada verso la Libertà.
Che in ogni caso comporta la sofferenza, il peso di un viaggio, il vedere quello che avresti preferito ignorare, per quieto vivere.
Ne vale la pena?
Dipende da che punto guardi il mondo; a te pesano di più la prigionia o la responsabilità?